Posts contrassegnato dai tag ‘vertice di Copenhagen’

Il bilancio del 2010 in merito agli impegni mondiali nel settore della Green Technology, delle fonti rinnovabili, del risparmio energetico è pressochè disastroso, diretta conseguenza del fallimento del vertice di Copenhagen e successivamente di quello di Canùn, che, ancora una volta, ci ha mostrato come la nostra “civiltà del progresso” tutto sia tranne che progredita. La situazione dell’Italia poi, in questo senso, si potrebbe tradurre citando un famoso film di Howard Hawks (nonchè il bellissimo romanzo di Raymond Chandler da cui è tratto): “Il grande sonno”.

Certo, in Europa gli investimenti stanno aumentando e anche la Cina sta investendo ingenti somme proprio nelle fonti rinnovabili e nella cosidetta “clean technology”, occupando ad oggi un posto di primo piano rispetto alle grandi potenze mondiali. Si potrebbe aprire un simposio sul paradosso cinese: infatti la Cina non ha ancora ratificato il protocollo di Kyoto( che scade nel 2012), quindi da un lato è uno dei maggiori paesi inquinanti e dall’altro si sta praticamente avviando ad occupare una posizione leader nel mercato tecnologico globale del futuro che, inevitabilmente, sarà orientato verso nuove fonti energetiche. Ma forse, a pensarci bene, non è un paradosso: è un modo per assicurarsi lavoro a vita!!!

Gli Stati Uniti, che come la Cina ancora non hanno firmato il protocollo di Kyoto, e il cui Senato ha clamorosamente bocciato una proposta efficace per la riduzione delle emissioni e per avviare seri investimenti in questo settore hanno sicuramente perso una brillante occasione per dare (ogni tanto) il buon esempio.
Ma anche qui, c’è il però. C’è un luogo negli States che da sempre sembra seguire sue regole proprie, un luogo dove le belle idee circolano liberamente e trovano in molti casi una realizzazione: la Silicon Valley; una fucina di esperimenti riusciti, attuati, funzionanti, che aspettano solo di diventare modelli da seguire. Infatti, basterebbe solo questo: “rubare” le idee. A fin di bene ovvio, cioè per bene di tutti.  Prendere esempio, e, se funziona davvero, rifarlo identico. Buttiamo via ciò che di negativo c’è nel modello americano e prendiamoci il meglio. Idem per l’Italia, la Svezia, l’India, ecc.

Il Time ha riassunto in una clasifica le 20 migliori idee, ovvero i 20 migliori progetti realizzati, cioè reali, lì da vedere, in ambito ecologico, utilizzando le conoscenze tecnologiche sperimentate negli ultimi anni e applicate ad una mentalità green, rispettosa dell’ambiente, efficace per la sua conservazione e geniale nella sua semplicità.

Si passa dal biocarburante ottenuto dalle alghe già sperimentato in California e in Florida, alla realizzazione di turbine sott’acqua che ulitizzino il potenziale cinetico delle maree esattamente come si fa con il vento, dal cemento che assorbe CO2 sostituendo il carbone con il magnesio realizzato a Londra, alla compagnia del New Jersey che propone alle banche un piano per non inquinare buttando via le componeti tecnologiche che non servono più reciclandole completamente, motivo di grande orgoglio e di forte pubblicità per la banca stessa.

Tutto quello che ci serve è già qui. Il cambiamento va fatto alla radice, cogliendo il vero nocciolo del problema. E non certo quello del reattore nucleare.